L’emancipazione del Roero – Un rinascimento enoico all’insegna dell’identità, dell’integrità e della finezza

Ci sono areali, nell’enografia italiana, che meritano molta più attenzione di quella che hanno, in quanto capaci di crescere in termini qualitativi senza ledere l’integrità del proprio contesto vitivinicolo e paesaggistico, facendo leva sulla propria peculiare identità. Uno di questi areali è, senza tema di smentita, il Roero, territorio che sta vivendo un momento di grande rivalsa, concomitante con una rinnovata consapevolezza della propria vocazione da parte dei produttori locali. Siamo in provincia di Cuneo, in un ampio lembo di terra situata a Nord di Alba, sulla sponda sinistra del Tanaro, tra la pianura di Carmagnola e le basse colline dell’Astigiano. La viticoltura roerina affonda le radici nella notte nei tempi, facendo risalire le prime testimonianze storiche all’epoca etrusca.

Nel mio ultimo focus territoriale, però, ciò che mi interessava valutare e approfondire non era il passato del Roero, bensì lo stato dell’arte delle sue due denominazioni, due facce di uno stesso territorio capaci di esprimersi con grande nitidezza e riconoscibilità: il Roero Arneis DOCG e il Roero (Rosso) DOCG. Come molti di voi sapranno, la base ampelografica delle due DOCG del Roero è composta prevalentemente da Nebbiolo e Arneis.
Secondo quanto stabilito dal disciplinare, la denominazione “Roero” – senza altra specificazione – è riservata ai vini rossi ottenuti da uve Nebbiolo per un minimo del 95%. Possono inoltre concorrere alla composizione del Roero, congiuntamente o disgiuntamente, le uve provenienti da vitigni a bacca rossa non aromatici idonei alla coltivazione nella Regione Piemonte, fino a un massimo del 5% (ma la stragrande maggioranza del Roero è in purezza).
La denominazione “Roero Arneis” è invece riservata al vino bianco ottenuto da uve Arneis, per un minimo del 95%. Possono inoltre concorrere, congiuntamente o disgiuntamente, le uve provenienti da vitigni a bacca bianca non aromatici idonei alla coltivazione nella Regione Piemonte fino a un massimo del 5%. Come nel caso del Roero, il Roero Arneis DOCG è solitamente un Arneis in purezza.

La DOCG Roero è riservata alle seguenti tipologie e menzioni: Roero, Roero riserva, Roero Arneis, Roero Arneis spumante
Vigne incastonate in un contesto di grande biodiversità, patrimonio dell’UNESCO dal 2014, in cui boschi, frutteti e seminativo e qualche caparbio allevamento si alternano rievocando la conformazione delle aziende agricole d’un tempo. Orograficamente parlando, caratteristiche e suggestive sono le Rocche, veri e propri canyon profondi fino ad oltre 100m, che tagliano il territorio da sud-ovest a nord-est, da Pocapaglia a Montà, dividendo i suoli continentali, a base di ghiaie e argille fluviali, da quelli di origine marina, dove la vite trova le sue condizioni ideali.
Per valorizzare ulteriormente il territorio e le singole identità dei “cru” dell’areale, dal 2017 è stata approvata la zonazione ufficiale del Roero. Eccovi le 135 MGA (menzioni geografiche aggiuntive) di cui 19 menzioni comunali che i produttori roerini possono rivendicare in etichetta:

Comune di Vezza d’Alba
Bastia
Colla
Crocetta
Madernassa
Montebello
Patarun
Pioiero
Reala
Rurey
San Quirico
Sanche
Sant’Anna
Tanone
Torion
Valmaggiore
Comune di Montaldo Roero
Muschiavin
Sacargena
San Giacomo
San Rocco
Sicurana
Torre
Comune di Guarene
Cortine
Croera
Madernassa
Montebello
Soarme
Comune di Priocca
Betlemme
Bric Mortariolo
Bricco Genestreto
Cascinotto
Castellero
Madonna delle Grazie
Sabbione
San Siverio
Verinera
Comune di Corneliano d’Alba
Bricco della Quaglia
Cumignano
Reala
Surie
Val di Stefano
Comune di Sommariva Perno
Loghero
Tavoleto
Comune di Magliano Alfieri
San Bernardo
Trono
Comune di Santa Vittoria d’Alba
Coste Anforiano
Scorticato
Comune di Baldissero d’Alba
Costabella
Valmezzana
Comune di Santo Stefano Roero
Anime
Bricco Braida
Gorrini
Le Coste
Madonna delle Grazie
Mombeltramo
Monfriggio
Reina
Rivetto
San Grato
San Michele
Sant’Antonio
Comune di Montà
Bric Bossola
Bric Valdiana
Bric del Medic
Caialupo
Corso
Lamonta
Montebeltramo
Morinaldo
Parere
Piloni
Sterlotti
Tucci
Valteppe
Comune di Pocapaglia
Bricco delle Passere
Montalbano
Mormoré
Sanbod
Vis Pautass
Comune di Govone
Monteforche
Peiroletto
TrinitàComune di Piobesi d’Alba
Bric Paradiso
Bricco di Piobesi
Buonagiunta
Canorei
Garbiano
Montiglione
Rivera
Sassonio
Comune di Castellinaldo d’Alba
Baroni Incisa
Corchesi
Fontane
Leschera
Madonna dei Cavalli
Rocca Cerreto
Roncaglia
San Carlo
San Salvario
Serra ZoanniComune di Castagnito
Cortine
Croera
San Quirico
Serra
Soarme
Trono
Comune di Canale
Anime
Ciriango
Granmadre
Loreto
Madonna dei Cavalli
Mombeltramo
Mombirone
Mompellini
Mompissano
Montorino
Oesio
Patarun
Pecetto
Rabini
Renesio
Renesio Incisa
Renesio Montorone
Renesio Valbellina
Rivetto
Roncaglia
Roncaglie
S.S. Trinità
San Defendente
San Michele
San Vittore
Sant’Anna
Santa Margherita
Sru
Tanone
Volta
Comune di Monteu Roero
Anime Nere
Bastia
Bric Nota
Bric Rossino Vadonia
Bricco Braida
Canton Sandri
Ciabot San Giorgio
Gaiuccio
Occhetti
Occhetti Castelletto
Occhetti San Pietro
Occhetti Violi
Prachiosso
Rivetto
Sacargena
San Michele
San Vincenzo
Sanche
Sant’Anna
Santa Margherita
Serra Lupini
Sru
Comune di Monticello d’Alba
Casa’
La Valle
Malapessina
Roncaglie

Ciò che ho potuto verificare con i miei occhi, durante l’ultimo tour fra i vigneti locali, è la variabilità dei terreni. Terre sicuramente più giovani rispetto a quelle della Langa, che restando sommerse per più tempo hanno mantenuto uno strato di sabbie marine che che rappresenta la matrice predominante in molti dei suoli vitati. Sabbie più o meno mescolate all’arenaria, con inserti di calcare e argilla in proporzioni variabili. Più rare ma presenti le ghiaie. Più in generale le due macro tipologie di suolo sono quella più sabbiosa di origine marina, ricco di fossili e povero di calcare; quella limosa grigio-bluastra, più calcarea e argillosa. Non mancano, avvicinandosi alla zona del Barbaresco, inserzioni di gesso affioranti e presenza delle marne di Sant’Agata, conformazione più tipica delle Langhe.

Il clima del Roero è da considerarsi di tipo semi-arido, sia per la quantità moderata di precipitazioni concentrate prevalentemente in autunno e inverno, sia per l’alta capacità drenante della maggior parte dei terreni. Quello che potrebbe sembrare un problema, in realtà rappresenta un vantaggio per la viticoltura roerina che ha visto cambiare meno di altre la propria attitudine agronomica, essendo già abituata a dover trovare equilibri con scarsità d’acqua. Va da sé che, anche in questo territorio, l’accumulo di riserve idriche durante l’inverno e l’inizio di primavera diventa fondamentale, tanto quanto le scelte agronomiche relative ai portainnesti, alla densità di impianto, al carico produttivo, soprattutto alla gestione della parete fogliare.
Fondamentali, sia per l’Arneis che per il Nebbiolo, le notevoli escursioni termiche giorno-notte garantita dalla vicinanza alle Alpi. Le due anime del Roero: Arneis & Nebbiolo
L’Arneis rappresenta l’anima bianca, fresca, dinamica e salina del Roero. Un’uva capace di dare origine a vini che vanno ben oltre i dati analitici, compensando la non eccessiva acidità con percezioni fresche di fiore e di frutto che in evoluzione virano verso una mineralità spiccata e sorsi, slanciati e sapidi, ma difficilmente esili, data la buona struttura che molti degli Arneis riescono ad ottenere. Equilibri che solo in questi terreni e con queste particolari condizioni, unitamente alla sensibilità dei produttori, l’Arneis può raggiungere. L’Arneis si è ritagliando un ruolo importante tra i bianchi italiani e lo ha fatto grazie a versioni fresche e gioviali ma anche mostrando ottime capacità di tenuta nel tempo. Capacità che verrà sempre più valorizzata dalle versioni “cru”, dalle selezioni di vigna e, soprattutto, dalle riserve prodotto nelle ultime annate. Interessanti le versioni spumante, che nelle poche interpretazioni metodo classico mi hanno colpito per finezza e sapidità.
Il Nebbiolo, cuore rosso del Roero, si sta finalmente emancipando, svincolandosi dalle briglie comparative con le interpretazioni langhette che non hanno senso di esistere. I Nebbioli roerini mostrano una peculiare fragranza floreale e di frutto in gioventù, che evolve e sa complessarsi in sensazioni speziate, balsamiche e sempre più intriganti ed eleganti con il passare degli anni. Ciò che distingue i Nebbioli di questo areale da quelli di altre zone del Piemonte è la loro capacità di essere apprezzabili da giovani grazie alla loro finezza tannica e al grande equilibrio fra acidità e struttura, senza però che questa “prontezza” ne pregiudichi la capacità evolutiva. E’ proprio grazie alla maggior accortezza da parte dei vignaioli e dei produttori e alla volontà di valorizzare al meglio l’attitudine del Roero nel conferire alle uve questa duplice vocazione che i vini rossi di questa zona non temono più lunghi affinamenti in vetro, anzi mostrano di poter regalare sensazioni che solo i grandi vini sanno offrire a distanza di anni. Durante le sessioni di assaggio svolte in loco non sono mancate le sorprese, con vini di oltre 10 anni ancora freschissimi e privi di alcun segno di cedimento.
Considerazioni

Durante la mia settimana dedicata al Roero ho potuto visitare realtà differenti per dimensioni, approccio e visione e se da un lato ho apprezzato molto le singole individualità e la loro interpretazione di sottozone diverse, dall’altro ho potuto constatare che esistono dei comuni denominatori che possono diventare la chiave di volta per un areale così meritevole di attenzione. Questi comuni denominatori sono rappresentati, a mio avviso, da una sempre più palese consapevolezza dei propri mezzi, scevra dalla sudditanza psicologica nei confronti dei cugini langhetti che per anni ha tarpato le ali all’intero movimento vitivinicolo roerino. Per questo credo di aver scelto il momento migliore per riavvicinarmi al Roero non solo attraverso gli assaggi (che negli ultimi anni mi hanno sempre colpito durante le edizioni di Nebbiolo Prima) ma anche e soprattutto confrontandomi con chi il vino lo fa, di vigna in vigna e di cantina in cantina. Inoltre, c’è una nutrita schiera di giovani vignaioli e produttori molto preparati, sostenuta dai decani della viticoltura del Roero, che hanno evoluto la propria visione enoica con lungimiranza e rispetto, gettando le basi per un vero e proprio Rinascimento del Roero che lo vedrà protagonista nei prossimi anni grazie alla produzione di vini contemporanei, puliti e dotati di innata finezza. Nell’era dei vini eleganti, dinamici e sapidi il Roero può giocare un ruolo importante senza snaturare la propria essenza e mostrando in maniera nitida la propria naturale attitudine alla produzione di Nebbioli e Arneis che, come pochi altri, sanno raggiungere equilibrio e armonia fra struttura e freschezza, fra materia e agilità di beva. 
Provare per credere! Con l’estate alle porte e le riaperture in atto, il Roero e i suoi vignaioli aspettano solo di essere visitati, conosciuti e compresi da enoturisti appassionati e addetti ai lavori. Questo è un territorio che va calcato, va approfondito, vissuto e assaggiato per percepirne e coglierne sfumature e peculiarità uniche che vedono integrità e biodiversità come valori aggiunti da preservare e da raccontare di vigna in vigna e di calice in calice.

Per leggere l’articolo completo, clicca qui.